Coronavirus è uno specchio
Di Matthew Johnston
Volenti o nolenti, ci specchiamo nel Coronavirus. Con Coronavirus non si intende il virus vero e proprio cioè la sua situazione molecolare, bensì le situazioni da esso provocate. Quella che si chiamava normalità è stata frantumata in un batter d’occhio; ogni nostra abitudine è stata ribaltata. Persino le attività più ordinarie e incorrotte: bersi un caffè al banco del bar, passeggiare con un amico in centro oppure fare un salto al supermercato.
L’entità delle ripercussioni, sia piscologiche sia economiche, del virus non si può ancora quantificare. La nuova realtà creatasi con l’emergenza COVID non è per niente positiva. Tuttavia, non è impossibile che essa provochi situazioni positive e il fatto che ci specchiamo nel Coronavirus ne è un esempio.
Uno specchio ha una funzione assai semplice: permette di vedersi più chiaramente, mette a fuoco delle cose su cui si sorvolerebbe altrimenti: un’occhiata allo specchio può smentire le nostre illusioni. Facciamo un esempio: camminando per strada, Paolo si imbatte in una sua conoscenza e, volendo mostrarsi amichevole, gli rivolge un bel sorriso. L’altra persona risponde palesemente perplessa, reagendo al suo bel sorriso con una smorfia. Paolo deduce che l’uomo è antipatico e decide al prossimo incontro di non salutarlo. Rientrato a casa, Paolo si vede nello specchio e scopre che, tra due denti, è incastrata una tale quantità di bietole da poter fornire un contorno abbondante. Uno specchio ci mostra la verità su noi stessi: come stanno veramente le cose, invece di come pensiamo che stiano o come vorremmo che stessero.
In parole povere, tutti questi cambiamenti portati dal Coronavirus fungono da specchio, perché inducono riflessioni esistenziali. Le alterazioni ai nostri programmi ci costringono a nuovi ragionamenti sia sulle nostre circostanze sia su noi stessi. Spogliati di diversi elementi fondamentali per la nostra identità, ci siamo ritrovati ad avere più a che fare con il nostro vero io. Il ridimensionamento indesiderato delle nostre vite ha portato con sé un’inevitabile rivalutazione delle nostre priorità. Il Coronavirus provoca una situazione positiva perché è sempre meglio sapere la verità su noi stessi, per quanto possa essere doloroso.
Come funziona lo specchio del Coronavirus
Il Coronavirus è uno specchio perché Dio vuole che lo sia. Le nostre circostanze possono insegnarci qualcosa su chi siamo perché Dio ci ha fatti così. Ci ha fornito apposta gli strumenti che ci permettono di essere autoconsapevoli. Questi nostri strumenti corrispondono al resto del creato, cioè al mondo in cui ci troviamo. Cambiamo metafora, passando dallo specchio allo smartphone, perché questi dispositivi possono aiutarci a capire qualcosa sul funzionamento della nostra autoconsapevolezza. Uno smartphone ha un’antenna WIFI che può prendere un segnale WIFI ma ci vogliono sia l’antenna che il segnale per creare la connessione. Ogni essere umano ha una specie di antenna che gli permette di ricevere il segnale che emette il mondo. Senza queste due componenti il Coronavirus non ci potrebbe servire da specchio.
La nostra “antenna” è innata anziché acquisita e ci dà la capacità di interfacciare con il nostro mondo in un modo particolare. La Bibbia ne parla in diversi modi. A differenza di ogni altra creatura, “Dio creò l’uomo a sua immagine” (Genesi 1:27) ed essendo portatori dell’immagine di Dio, abbiamo la capacità di percepire la mano di Dio nel nostro mondo. L’uomo ha “il pensiero dell’eternità” inciso nel suo cuore (Ecclesiaste 3:11) in modo che i piaceri mondani lo lascino sempre insoddisfatto. “Bene” e “male” sono presenti nel lessico di ogni uomo perché la legge di Dio che è scritta nei nostri cuori e nella nostra coscienza “ne rende testimonianza” quando i nostri “pensieri si accusano o anche si scusano a vicenda” (Romani 2:15).
“Il segnale” che emette il mondo testimonia che Dio è il Creatore e il Sostenitore di tutto. “I cieli raccontano la gloria di Dio e il firmamento annuncia l’opera delle sue mani” (Salmo 19:1). Il fatto stesso che il mondo sussiste secondo leggi fisiche e logiche è garanzia della sua signoria: “Il Signore regna…il mondo quindi è stabile, e non sarà scosso” (Salmo 93:1); inoltre anche la pioggia dal cielo e le stagioni fruttifere sono dimostrazioni della bontà di Dio (Atti 14:17).
Come portatori dell’immagine di Dio possiamo vedere Dio quando si rivela nel mondo intorno a noi. Qual’ è il legame con l’effetto specchio? Grazie all’immagine di Dio in noi, siamo autocoscienti, riconosciamo la potenza di Dio nella creazione e quanto il Creatore sia diverso da noi. Ecco perché siamo consapevoli della nostra piccolezza quando ci imbattiamo nella grandezza di Dio. Chiunque si sofferma a riflettere davanti alla maestosità delle montagne o alla vastità dell’oceano si accorgerà della propria limitatezza. Insomma, “l’antenna” e “il “segnale” dimostrano che Dio esiste e che noi non siamo Dio.
Le difficoltà della vita, compreso il Coronavirus, sono similmente occasioni per renderci consapevoli della grandezza di Dio rispetto alla nostra fragilità. Chi pensava di avere il controllo della propria vita ha subito un brusco risveglio; chi pensava di essere artefice del proprio destino deve ricredersi. Mentre la normalità ci illude di avere il controllo delle nostre vite, eventi come un’epidemia (e altri di misure più piccole) ci disincantano ricordandoci la nostra fragilità. Le avversità rivelano gli strati che mascherano la realtà della nostra esistenza.
Quindi, benché ci specchiamo nel Coronavirus insieme al resto del mondo, l’immagine che si vede è sempre limitata e incompleta. Come uno specchio arrugginito che si può trovare a un mercato d’antiquariato, lo specchio del mondo è annebbiato. Il mondo è decaduto e lo siamo anche noi. Come dice Salomone, “Certo, non c’è sulla terra nessun uomo giusto che faccia il bene e non pecchi mai” (Ecclesiaste 7:20). Avremo sempre una visione sfocata e annebbiata di noi stessi, a meno che non ci procuriamo uno specchio più fedele.
Uno specchio più fedele
Non tutti gli specchi sono stati creati per lo stesso scopo. C’è una differenza massiccia tra lo specchietto della macchina e lo specchio del telescopio Hubble. Quest’ultimo può scoprire galassie, mentre lo specchietto della macchina è già un grande aiuto se può impedirci di investire il cane del vicino. Lo specchio del nostro mondo impallidisce davanti allo specchio della Parola di Dio perché penetra nell’intimità dell’uomo. Ecco come La Bibbia parla della sua efficacia:
Ebrei 4:12 Infatti la parola di Dio è vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a doppio taglio, e penetrante fino a dividere l’anima dallo spirito, le giunture dalle midolla; essa giudica i sentimenti e i pensieri del cuore.
La Bibbia è un libro vivente poiché è un libro in grado di leggere i suoi lettori. Valuta non soltanto le nostre azioni, ma anche la motivazione dietro di esse ossia perché’ facciamo quello che facciamo. La Scrittura attinge alla profondità del nostro cuore, per farci vedere chi siamo realmente. La nostra soggettività si schianta contro l’oggettività della Parola.
Guardando un dipinto, si può capire qualcosa dell’artista, ma ovviamente si capisce molto di più leggendo la sua autobiografia. La Bibbia è come quest’ultima perché, essendo ispirata da Dio, può dirci di più su Dio rispetto allo specchio del mondo di cui fa parte il Coronavirus. Di conseguenza, può dirci di più su chi siamo noi. Ricordati che Dio ci ha creati (portiamo la sua immagine) e pertanto ci conosce a fondo. Davide se ne meravigliò dicendo, “La conoscenza che hai di me è meravigliosa, troppo alta perché io possa arrivarci” (Salmo 139:6).
La Bibbia ci dice pure come interpretare lo specchio del mondo ossia la conoscenza innata che abbiamo di Dio che ci permette di vederlo nel suo mondo:
Romani 1:18-21 L’ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ingiustizia degli uomini che soffocano la verità con l’ingiustizia; poiché quel che si può conoscere di Dio è manifesto in loro, avendolo Dio manifestato loro; infatti le sue qualità invisibili, la sua eterna potenza e divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo, essendo percepite per mezzo delle opere sue; perciò essi sono inescusabili, perché, pur avendo conosciuto Dio, non lo hanno glorificato come Dio, né lo hanno ringraziato; ma si sono dati a vani ragionamenti e il loro cuore privo d’intelligenza si è ottenebrato.
Abbiamo già spiegato il funzionamento di questi elementi, ora occorre capire il loro significato. Pur conoscendo che Dio esiste, non lo trattiamo come Dio. In altre parole, non viviamo in modo coerente con ciò che suggerisce la nostra coscienza e viviamo quindi per noi stessi anziché per Dio. Nell’intimo di ogni uomo esiste una lotta che per natura soffoca la verità. Come un ragazzino che s’affatica a immergere un palloncino sotto acqua, proviamo tutti a zittire ciò che la nostra coscienza ci dice su Dio e ciò che esige da noi.
La Parola di Dio ci allerta su una cattiva notizia, la nostra immagine che si specchia nelle sue pagine non è del tutto rose e fiori. Pur essendo portatore dell’immagine di Dio, ogni uomo nasce peccatore e pertanto quell’immagine è deturpata dai suoi peccati. Spiritualmente parlando, siamo nati morti (Efesini 2:1-3) e siamo nemici di Dio (Colossesi 1:21) perché siamo schiavi del peccato (Romani 6:17). Questa notizia è devastante ma vera. Preferiresti pensare di stare bene mentre sei inconsapevole del tumore che cresce nel tuo petto, o sapere del tumore affinché tu possa fartelo togliere? La Bibbia ci esorta ad imboccare la seconda strada per quanto riguarda il nostro peccato. La salvezza è riservata per chi si riconosce peccatore, come spiega Gesù:
Marco 2:17 Gesù, udito questo, disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Io non sono venuto a chiamare dei giusti, ma dei peccatori».
Dio è ben consapevole che all’uomo non piacerà l’immagine che si specchia nella Bibbia e infatti invece di prendere tempo per riflettere su quanto visto tendiamo a scordarcene.
Giacomo 1:22-25 Ma mettete in pratica la parola e non ascoltatela soltanto, illudendo voi stessi. Perché, se uno è ascoltatore della parola e non esecutore, è simile a un uomo che guarda la sua faccia naturale in uno specchio; e quando si è guardato se ne va, e subito dimentica com’era. Ma chi guarda attentamente nella legge perfetta, cioè nella legge della libertà, e in essa persevera, non sarà un ascoltatore smemorato, ma uno che la mette in pratica; egli sarà felice nel suo operare.
Le parole di Giacomo ci spiegano come dobbiamo reagire a ciò che vediamo nello specchio della Parola di Dio. Se ascoltiamo la parola senza metterla in pratica, ci inganniamo. La nostra interpretazione del mondo sarà sempre inadeguata e la nostra ottica sarà sempre lacunosa. Se ascoltiamo la parola senza esserne trasformati cioè senza applicarla veramente, siamo come qualcuno che si vede in uno specchio, ma poi dimentica quello che aveva visto. Siamo come un uomo che, dopo essersi lavato i denti, si guarda nello specchio notando che intorno alla sua bocca è rimasto un po’ di dentifricio per poi non fare niente al riguardo.
La dimenticanza non cambia quello che abbiamo visto. Saremo sempre infelici ascoltatori smemorati se non guardiamo attentamente la legge della libertà (Giacomo 1:25). In che senso la Parola ci dà libertà? La Parola ci libera dal nostro peccato mostrandoci la disperazione della nostra condizione e poi la via per esserne salvati. Al centro della Parola libertà c’è un Liberatore, Gesù Cristo.
Lo specchio perfetto
Gesù è lo specchio perfetto perché è Dio incarnato. Egli è il Creatore che divenne anche creatura. “In questi ultimi giorni [Dio] ha parlato a noi per mezzo del Figlio” (Ebrei 1:2). Guardando Gesù, scopriamo cosa significa veramente essere uomo e come l’uomo può conoscere Dio. Tutti coloro che ascoltavano Gesù videro che non era un uomo qualsiasi: “si stupivano del suo insegnamento” (Marco 1:22) e dopo avere dimostrato la sua capacità di perdonare il peccato, guarendo il paralitico con il lettuccio, la folla glorificava Dio, dicendo, “una cosa così non l’abbiamo mai vista” (Marco 2:12). Gesù calmò la tempesta e i suoi discepoli “dicevano l’uno all’altro: ‘Chi è mai costui che comanda anche ai venti e all’acqua, e gli ubbidiscono?’” (Luca 8:25).
Gesù è un uomo diverso perché è la luce mondo (Giovanni 8:12). Una luce, come uno specchio, ci permette di vedere ciò che non avremmo potuto vedere altrimenti. Gesù è “la vera luce che illumina ogni uomo” (Giovanni 1:9). Dunque, Gesù risplende affinché possiamo scoprire due cose: (1) Stiamo camminando nelle tenebre; (2) Gesù è l’unica via per uscirne.
Camminiamo nelle tenebre (Matteo 4:16). Approfondiamo la cattiva notizia di prima. Siccome siamo peccatori, i nostri occhi si sono abituati alle tenebre e la nostra intelligenza è ottenebrata (Efesini 4:15). Guardando Gesù, siamo inondanti da un’alluvione di luce perché ha amato perfettamente il Padre e ha sempre amato il prossimo come sé stesso. La sua vita ci risveglia dunque alla nerezza del nostro peccato. Infatti, per natura preferiamo il buio del nostro peccato alla luce di Cristo.
Giovani 3:19-20 Il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, e gli uomini hanno amato le tenebre più della luce, perché le loro opere erano malvagie. Perché chiunque fa cose malvagie odia la luce e non viene alla luce, affinché le sue opere non siano scoperte;
Tuttavia, la Luce del mondo può vincere ogni tenebra: “la Luce splende nelle tenebre, e le tenebre non l’hanno sopraffatta” (Giovanni 1:5). Le tenebre del nostro peccato non reggono il confronto con la luce e Gesù può salvarci dal nostro peccato quando confidiamo in lui.
Giovanni 12:46 Io sono venuto come luce nel mondo, affinché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre.
Insomma, ci specchiamo in Gesù poiché Egli è tutto ciò che l’umanità dovrebbe essere e tutto ciò che può diventare in lui. Guardando Cristo, vediamo che non possediamo le risorse necessarie per rimediare al nostro peccato e per entrare in relazione con Dio. Inoltre, vediamo che “Cristo ha sofferto una volta per i peccati, lui giusto per gli ingiusti, per condur[ci] a Dio” (1 Pietro 3:18). Innanzitutto, dobbiamo capire la portata del sacrificio vicario di Cristo: è morto al posto nostro caricandosi del nostro peccato e soffrendo l’ira del Padre che meritiamo noi. Poi, dobbiamo essere convinti che la sua crocifissione e la sua risurrezione abbiano la potenza per salvare chiunque ci crede (1 Corinzi 15:3-4). In fine, dobbiamo confidare in Cristo, rifugiandoci nella sua salvezza. Non basta credere che Cristo possa salvare qualcuno, occorre piuttosto affidargli la nostra vita affinché sia il nostro Signore.
Questa nuova vita in Cristo, caratterizzata da una crescita continua, ci viene data per grazia ed è il frutto della nostra salvezza. Chi si converte guarda a Cristo per essere salvato, ma poi s’adopera a mantenere lo sguardo verso di Lui costantemente. Cristo è uno specchio trasformatore perché più lo scrutiamo più diventiamo come lui per mezzo dello Spirito. Paolo spiega questo processo così:
2 Corinizi 3:18 E noi tutti, a viso scoperto, contemplando come in uno specchio la gloria del Signore, siamo trasformati nella sua stessa immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione del Signore, che è lo Spirito.
Conclusione
Il salmista prega in un modo che va decisamente contro la nostra visione moderna:
O SIGNORE,
fammi conoscere la mia fine
e quale sia la misura dei miei giorni.
Fa’ che io sappia quanto sono fragile (Salmi 39:4)
È probabile che quell’ultima frase ci lasci perplessi. Di solito, miriamo a fare l’opposto cioè a ricordarci quanto siamo forti. Perché il salmista vorrebbe sapere quanto è fragile? Perché vuole sapere la verità e perché la nostra fragilità può essere sostenuta solo se ne siamo consapevoli. Se abbiamo una visione trasparente di noi stessi esiste speranza di cambiamento. Ecco perché abbiamo bisogno di uno specchio.
Coronavirus è uno specchio ma la sua efficacia sarà sempre limitata se non ci conduce a questi altri due specchi: la Parola di Dio e il Figlio di Dio. Le lezioni che abbiamo imparato quasi intuitivamente dal Coronavirus possono essere produttive solo se ci mettiamo in discussione dinanzi a questi altri specchi. Il Coronavirus potrà essere dimenticato prima o poi, così come ogni altro virus che ha mai afflitto l’uomo ma “la Parola del Dio rimane in eterno” (1 Pietro 1:25) e “Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e in eterno” (Ebrei 13:8). Che il Signore ti faccia vedere nello specchio del Coronavirus affinché tu possa rincorrere questi altri due specchi più fedeli!