Tutta la Bibbia è scritta per te?
Di Matthew Johnston
“Una Bibbia con il tuo nome,” era così che si vantava una pubblicità che ho incontrato affissa all’uscita di una libreria cristiana diversi anni fa. Sembrava al primo sguardo interessante o, perlomeno, innocua. Si trattava di una Bibbia personalizzata nella quale certe parole venivano sostituite con “il tuo nome”. Mi è bastata una semplice ricerca su internet per scoprire che c’è ancora in stampa una Bibbia simile. Ecco la versione personalizzata di due brani biblici molto conosciuti nella “Bibbia di Matteo”: “Il SIGNORE è il pastore di Matteo: nulla manca a Matteo” e “Perché Dio ha tanto amato Matteo, che ha dato il suo unigenito Figlio…”
Benché tu non possieda una Bibbia con migliaia di versetti completati con il tuo nome, c’è comunque il rischio che tu legga la Bibbia utilizzando un approccio errato nell’interpretazione. È vero che il credente ha un rapporto personale con Dio in Cristo e che Dio gli parla per mezzo della sua Parola, però, dobbiamo essere attenti a non indebolire la voce di Dio, mettendo troppo di noi stessi nelle interpretazioni della Bibbia. In altre parole, dobbiamo essere attenti perché i nostri tentativi di personalizzare la Bibbia rischiano di ostacolare il modo in cui l’applichiamo alla nostra vita personale. A prescindere dalla sincerità e dalla buona volontà con cui lo facciamo, personalizzare la Bibbia in questo modo è una violazione di un comando cardinale:
Proverbi 30:6 Non aggiungere nulla alle sue parole, perché egli non ti rimproveri e tu sia trovato bugiardo (vedi anche Apocalisse 22:19)
Insomma, tutta la Bibbia è per noi nonostante che non tutta la Bibbia parli di noi.
Ogni versetto è per te anche se non parla di te
Non c’è ombra di dubbio che tutta la Bibbia sia per tutto il popolo di Dio. Tal fatto viene affermato esplicitamente nella Bibbia:
2 Timoteo 3:16-17 Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona.
La natura della Bibbia è legata alla sua capacità trasformatrice; quello che può fare è dovuto alla sua stessa essenza. Tutta la Scrittura è utile per la crescita del popolo di Dio proprio perché viene direttamente da Dio stesso; è divinamente ispirata. Tutta la Bibbia è per noi nel senso che ogni credente può trarre un beneficio da ogni versetto di ogni capitolo, di ogni libro della Bibbia. L’autore della lettera agli Ebrei ci dà una mano a capire in che modo la Bibbia ci è utile:
Ebrei 4:12 Infatti la parola di Dio è vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a doppio taglio, e penetrante fino a dividere l’anima dallo spirito, le giunture dalle midolla; essa giudica i sentimenti e i pensieri del cuore.
Questa descrizione vale per la Bibbia nel suo complesso. La Bibbia è utile perché è “vivente ed efficace” cioè può arrivare all’uomo interiore (il cuore) per cambiarci dal di dentro. Ci sono due modi principali in cui la Bibbia ci cambia: la salvezza (Romani 10:17) e la santificazione (Giovanni 17:17). Insomma, le scritture ci dicono come entrare in relazione con Dio (salvezza, 2 Timoteo 3:15) per poi dirci come vivere alla luce di quella relazione (santificazione, 1 Pietro 2:1-3).
Però, affermare che tutta la Bibbia è per me non significa che tutta la Bibbia parli di me. Allora, ricapitolando, tutta la Bibbia è per me perché l’intera Bibbia è da Dio e di conseguenza mi è utile. Quando si afferma che non tutta la Bibbia parla di me si intende mettere in risalto la varietà stilistica del testo biblico.
Riconoscere la ricca diversità del testo biblico
La Bibbia non ha un testo piatto e senza variazioni perché Dio decise di rivelarsi in modo policromo e variopinto. La bellezza di questa ricca varietà si vede in almeno due modi: la diversità letteraria e la diversità cronologica. Se vogliamo capire quali testi parlano di noi (e in che modo lo fanno) senza aggiungere parole nostre alla Parola di Dio, dobbiamo interpretarla alla luce di queste due diversità.
1. La diversità letteraria: non tutti i testi sono uguali
La Bibbia è un unico libro che è composto da altri libri. Questi 66 libri sono formati da diversi generi letterari: prosa, poesia, cronache ed epistole. Benché ci siano diversi modi per categorizzare i contenuti biblici, per i nostri scopi basta metterne a fuoco uno semplice. C’è una distinzione tra un brano descrittivo e un brano prescrittivo. I brani descrittivi raccontano ciò che è avvenuto descrivendo eventi e i brani prescrittivi ordinano ciò che si deve fare prescrivendo comandi. Se vogliamo leggere la Bibbia come sola Parola di Dio, dobbiamo essere in grado di distinguere tra brani descrittivi e brani prescrittivi. Ecco un semplice esempio di un brano descrittivo:
Giudici 3:31 Dopo Eud, venne Samgar, figlio di Anat. Egli sconfisse seicento Filistei con un pungolo da buoi; anch’egli liberò Israele.
Il testo nomina l’eroe, quantifica la portata del suo eroismo, dettaglia la sua arma preferita e sottolinea l’esito della sua missione. Tuttavia, questa storia sintetica non include nessun comando e non fornisce alcuna informazione sul mio operare; spiega semplicemente ciò che avvenne. Non mi insegna di dover sconfiggere il mio nemico né di dover aspettarmi di essere liberato da ogni difficoltà.
Quando leggiamo, dall’altro canto, un testo prescrittivo, comprendiamo intuitivamente che c’è una differenza. Ecco un esempio:
Colossesi 3:13 Sopportatevi gli uni gli altri e perdonatevi a vicenda, se uno ha di che dolersi di un altro. Come il Signore vi ha perdonati, così fate anche voi.
I tre verbi all’imperativo sono prova inconfutabile che Colossesi 3:13 è un testo prescrittivo. Il testo richiede qualcosa dai suoi lettori. Per di più, il testo stesso indica che questi comandi sono applicabili a tutti coloro che conoscono il perdono del Signore.
Essere in grado di discernere la differenza tra un brano descrittivo e un brano prescrittivo è un primo passo fondamentale. Però, questa capacità di per sé non è sufficiente per aiutarmi a leggere la Bibbia cioè a capire se parla di me. Per farla breve, non ogni brano descrittivo descrive eventi e gruppi di cui faccio parte e non ogni brano prescrittivo fornisce comandi a cui devo ubbidire in quanto non sono tutti indirizzati a me. È proprio per questo motivo che dobbiamo unire la diversità cronologica alla diversità letteraria.
2. La diversità cronologica: sapere a che punto siamo
Diversi anni fa, prima che ci fosse Netflix, noleggiai un film. Non rendendomi conto che era un film distribuito su due dvd, inserii per prima il secondo disco per sbaglio. Guardai tutta la seconda metà del film disorientato perché non sapevo a che punto fossimo nella storia (nemmeno chi fossero i personaggi). In un modo simile, se vogliamo dare un senso alla Bibbia, dobbiamo capire a che punto siamo della storia. I libri della Bibbia furono messi per iscritto nell’arco di un esteso lasso di tempo. I primi libri furono scritti da Mosè in 1445/1446 a.C. e l’ultimo libro, Apocalisse fu scritto da Giovanni incirca 95 d.C.
Dio decise di rivelarsi progressivamente e in tempi diversi. Il motivo per cui parliamo di due Testamenti, Antico e Nuovo è che l’uno ha preceduto l’altro nella storia. Non possiamo leggere bene la Bibbia se ignoriamo il contesto storico. Ci sono elementi che non cambiano, come ad esempio il fatto che la salvezza è sempre per grazia per mezzo della fede, ma Dio ha deciso di interagire con il suo popolo in modi e momenti diversi.
Mi rendo forse conto di affermare l’ovvio, ma bisogna dirlo: non siamo noi i prima a leggere la Bibbia. Ogni libro fu scritto in un determinato momento storico in vista di determinati fruitori. Dunque, uno dei modi più facili per cogliere il contesto storico è chiedersi a chi fossero originariamente rivolte le parole del testo che studiamo.
Possiamo affermare, con il rischio di semplificare troppo, che ci sono testi rivolti a singoli individui e altri rivolti a gruppi. Ci sono brani descrittivi che parlano di individui:
2 Re 6:6 L’uomo di Dio disse: «Dov’è caduta?» Quello gli indicò il luogo. Allora Eliseo tagliò un pezzo di legno, lo gettò in quel medesimo luogo, fece venire a galla il ferro e disse: «Prendilo».
Matteo 4:1 Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo.
Questi versetti riportano i dettagli d’azioni di due individui: Eliseo e Gesù. Non sei Eliseo e ovviamente non sei Gesù. Il fatto che fecero qualcosa o sperimentarono qualcosa non significa che io debba aspettarmi di fare o sperimentare lo stesso. Questi brani sono per me perché mi insegnano qualcosa sul carattere di Dio per mezzo del suo profeta (2 Re 6:6) e qualcosa sull’ubbidienza del Messia (Matt. 4:1). Però, non parlano di me in quanto non posso immaginare di poter far venire a galla asce con pezzi di legno o di dover andare nel deserto per combattere Satana.
Possiamo trovare pure brani prescrittivi rivolti a singoli, con indicazioni specifiche su cosa devono fare. Ecco due esempi:
Osea 1:2 Il SIGNORE cominciò a parlare a Osea e gli disse: «Va’, prenditi in moglie una prostituta e genera figli di prostituzione, perché il paese si prostituisce, abbandonando il SIGNORE».
Marco 11:2 dicendo loro: «Andate nel villaggio che è di fronte a voi; appena entrati, troverete legato un puledro d’asino, sopra il quale non è montato ancora nessuno; scioglietelo e portatelo qui da me.
Perché non dobbiamo prenderci in moglie una prostituta o andare in un villaggio aspettandoci di trovare un asinello che non è mai stato montato? Perché quei testi non parlano di ogni credente di ogni tempo. Questi brani descrivono rispettivamente ciò che Dio ha detto a Osea e ai suoi dodici discepoli (Marco 11:1). Di nuovo, dichiarare questi brani descrittivi non sminuisce la loro applicabilità né la loro importanza.
Ci sono pure brani rivolti a gruppi. Iniziamo con quelli descrittivi. Ecco due esempi:
Giudici 2:18 Quando il Signore suscitava loro dei giudici, il Signore era con il giudice e li salvava dalla mano dei loro nemici durante tutta la vita del giudice, perché il Signore si muoveva a compassione per i loro gemiti davanti a quelli che li opprimevano e li maltrattavano.
Colossesi 1:18 Egli è il capo del corpo, cioè della chiesa; egli che è il principio, il primogenito dai morti, affinché in ogni cosa abbia il primato.
Giudici 2:18 parla appunto di giudici che erano servi di Dio con un ruolo specifico in un periodo particolare. Anche qui ovviamente c’è da imparare perché i giudici erano servi del Dio vivente. Colossesi 1:18 descrive invece la chiesa.[1] Se faccio parte della chiesa, Colossesi 1:18 parla di me anche se indirettamente.
Poi ci sono brani prescrittivi rivolti a gruppi specifici:
Deuteronomio 22:11 Non porterai vestito di tessuto misto, fatto di lana e di lino.
Marco 8:34 Chiamata a sé la folla con i suoi discepoli, disse loro: «Se uno vuol venire dietro a me, rinunci a sé stesso, prenda la sua croce e mi segua.
Hai ragione nel pensare che non possa essere un peccato portare un vestito di tessuto misto. Quella legge era rivolta al popolo di Israele. L’inizio del discorso lo afferma in modo esplicito: “Mosè convocò tutto Israele e disse loro: «Ascolta, Israele, le leggi e le prescrizioni che oggi io proclamo davanti a voi; imparatele e mettetele diligentemente in pratica” (Deut. 5:1). Non siamo noi una parte del popolo di Israele e, comunque, Cristo ha adempiuto la legge e pertanto non siamo sotto la legge di Mosè (Matt. 5:17; Romani 10:4).
Marco 8:34 non contiene prescrizioni vincolanti solo per i dodici apostoli ed è per questo motivo che Gesù (v. 33) “chiama a sé la folla.” Poi, va notato che la sua descrizione del discepolato è palesemente generale (“se uno”). Sono prescrizioni (comandi) che valgono per ogni seguace di Cristo.
Se vogliamo raccogliere tutte le ricchezze della Bibbia, dobbiamo tenere in mente la sua diversità letteraria e cronologica. Riconoscere queste diversità ci protegge dal proiettare il nostro pensiero sul testo biblico e ci permette di interpretare la Bibbia in modo coerente con l’intenzione del suo Autore.
Sentire la voce di Dio
Il credente s’avvicina allo studio della Bibbia per conoscere il Dio della Bibbia. La Bibbia non contiene verità soggettive e malleabili che ognuno può plasmare a propria immagine e secondo il proprio piacere. La Bibbia contiene la Verità cioè verità assolute e oggettive. Non potrebbe essere altrimenti perché sono fondate sul carattere di Dio. Che senso ha leggere la Bibbia soltanto per sentire l’eco della tua voce e delle tue opinioni? Si legge la Bibbia per sentire la voce di Dio. I principi basilari sopramenzionati delineano delle linee guida per non mettere a tacere la voce di Dio. A titolo di conclusione, due spunti di riflessione che puntano a sottolineare l’importanza del giusto approccio interpretativo:
Interpretazione e applicazione: Lo studio della Bibbia deve essere portato avanti seguendo un ordine: prima l’interpretazione e poi l’applicazione. In altre parole, ci si deve chiedere “cosa significa il testo?” prima di chiedersi “come posso applicare il testo alla mia vita?” Se invertiamo l’ordine, rischiamo di applicare principi superficiali o peggio ancora, principi assenti nel testo biblico. Nessun scende in una miniera d’oro con le tasche piene d’oro affinché possa depositarci l’oro. Si scende in una miniera d’oro per trovare dell’oro e per riportarlo alla superficie. In modo simile, quando studiamo la Bibbia non portiamo il significato al testo ma scaviamo per trovarlo (l’interpretazione) per poi riportarlo alla superficie (applicazione).
Aspettative e promesse: interpretare ogni testo come se parlasse di me, potrebbe portare ad una dolorosa delusione. La logica che dice “I Vangeli raccontano che Gesù guarì delle persone durante il suo ministero terreno, guarirà anche me” produce aspettative false. Le mie aspettative devono radicarsi nelle promesse che Dio ha fatto a me in Cristo. In sintesi, devo sapere come interpretare la Bibbia nel modo giusto affinché io possa capire che cosa mi ha promesso Dio per poi sapere che cosa aspettarmi da Lui.
[1] Questo principio è vero ma si potrebbero aggiungere 2 sfumature: (1) Quando leggo un testo che descrive la chiesa devo chiedermi se si tratta della chiesa universale o di una chiesa locale; (2) Se si tratta di una chiesa locale, quella descrizione non è necessariamente applicabile direttamente in ogni caso (ad es. la colletta di cui si parla in 1 Corinzi 16; 2 Corinzi 8 e 9).