Definire l’orgoglio
Di Matt Johnston
Nessun cuore umano è immune dall’orgoglio. Però, le sue manifestazioni sono multiformi. C’è la forma classica: l’arroganza o superbia cioè gli occhi alteri che odia il Signore (Proverbi 6:16). C’è poi, d’altro canto, una forma più subdola: l’autocommiserazione che ci porta a pensare di essere inferiori agli altri. In tutti e due i casi così come in ogni sua manifestazione c’è il medesimo problema: focalizzarsi troppo su se stessi. Insomma, si è orgogliosi quando ci si stima di essere più importanti di quanto ci sia in realtà
L’orgoglio e l’egoismo vanno di pari passo poiché l’orgoglio nel cuore produce l’egoismo nei nostri rapporti interpersonali. Il mio concetto di me stesso (interiore) si rispecchia nelle mie interazioni con gli atri (esteriore).
Un nemico sconosciuto non può essere combattuto (Colosessi 3:5). Dunque, se si spera di combattere l’orgoglio, si deve essere in grado di indentificarlo. È proprio sull’identificazione dell’orgoglio che il libro di Richard Baxter “L’orgoglio: natura, manifestazioni, conseguenze e rimedi” ci viene in aiuto. Vale la pena leggere l’intero libro, ma i suoi riassunti dell’orgoglio e il suo opposto, l’umiltà sono già un grande aiuto nel discernere le nostre tendenze a inorgoglirci (vedi pp. 5-7). Ciascuno riassunto funziona nello stesso modo: 1-3 sono manifestazioni interiori e 4-5 sono manifestazioni esteriori.
L’orgoglio include:
(1) il desiderio di esaltare se stessi al di sopra della condizione e dei limiti stabiliti da Dio;
(2) Una valutazione esagerata di se stessi, ovvero un ritenersi migliori di ciò che si è in realtà;
(3) il desiderio di essere considerati dagli altri migliori di ciò che effettivamente si è
(4) la tendenza a cercare ruoli di preminenza e autorità ai quali non si è stati chiamati da Dio;
(5) la manifestazione esteriore dell’ammirazione che si ha per la propria persona, in parole (vantandosi) o in azioni (mettendosi in mostra).
L’umiltà consiste:
(1) nell’essere contenti della condizione e dei limiti naturali che Dio ha stabilito per noi;
(2) nell’avere di noi stessi un concetto umile e giusto, che non ecceda la realtà;
(3) nel desiderare che altri non ci considerino migliori di ciò che siamo e non parlino di noi in termini esagerati;
(4) nell’evitare qualsiasi tendenza a cercare ruoli di responsabilità e cariche di autorità alle quali Dio non ci ha chiamati;
(5) nell’evitare di ostentare in qualsiasi modo una grandezza, una sapienza e una bontà che non abbiamo, e nel parlare, comportarci e vestirci in un modo rispondente alla pochezza del nostro ruolo e del nostro valore.